Cos'è la decrescita? Le definizioni dei decrescisti

Di EMANUELE ZANGARINI ,

Tre libri per tre diverse visioni della decrescita: Pallante, Latouche e Mercalli
Tre libri per tre diverse visioni della decrescita: Pallante, Latouche e Mercalli

Economica, di civiltà, pandemica è la crisi la vera normalità. In un momento in cui si sta ripensando il presente e il futuro a seguito del Covid-19, vi proponiamo di seguito tre libri per approfondire il tema della decrescita nelle società della crescita e del consumo secondo 3 autori che sostengono l'idea della decrescita.

Questo articolo apre una serie incentrata sulla discussione del tema della decrescita da un punto di vista neutrale. Oggi è il turno delle tesi dei decrescisti mentre il prossimo articolo esporrà le critiche alla decrescita. La posizione di ogni autore è riassunta attraverso un testo edito in italiano.

Pallante e la decrescita felice

Maurizio Pallante e Alessandro Pertosa in Solo una decrescita felice (selettiva e governata) può salvarci (2017) definiscono cosa intendono per decrescita felice: una proposta di società in cui si smetta di consumare e produrre merci che non sono beni, che non soddifsino desideri e bisogni. Non ridurre le merci tutte, ma quelle che non hanno alcun valore per chi le compra. Non ridurre il lavoro tutto, ma il lavoro inutile, quello che produce merci senza valore.

Il lavoro utile invece sarebbe ad esempio lo sviluppo di tecnologie che aumentino l’efficienza energetica e riducano o permettano un migliore smaltimento dei rifiuti.

Riprendendo l’idea vernacolare di Ivan Illich, occorre ridare dignità al saper fare tramite l’autoproduzione e gli scambi non mercantili, per sottrarre progressivamente al mercato sfere di cura e di relazione che in passato non erano merci ma solo beni.

Latouche e l’abbondanza frugale

L’economista francese Serge Latouche in Per un'abbondanza frugale (2012) propone una società che “esca dal circolo infernale della creazione illimitata di bisogni e di prodotti” per entrare in una società democratica e conviviale che usi oculatamente le risorse naturali e il tempo di vita.

Produrre meno e meglio, scambiare la produttività con maggior tempo vita, scambiare e donare di più.

A chi dice che la decrescita c’è già, risponde:

[L]a parola decrescita non deve essere intesa come negazione ella crescita, la crescita negativa. Si tratta piuttosto di uno slogan provocatorio che vuole smantellare l’ipocrisia della mitologia produttivista […] [A]l limite si potrebbe parlare di decrescita scelta e decrescita subita.

Una economia basata sulla crescita che non cresce, sostiene Latouche, è il modo peggiore di reagire alle crisi.  Con il modello attuale di economia, fermare la crescita significa aumento delle diseguaglianze, disoccupazione e stagnazione: fumo negli occhi per chi crede di potersi sedere ad un tavolo sempre più stretto man mano che le risorse si esauriscono.

Per questo occorre opporre alla crescita l’ateismo della crescita, l’agnosticismo del progresso, lo scetticismo della religione dell’economia.

Mercalli e la decrescita in pratica

“E il telelavoro, cosa aspettiamo a sperimentarlo in modo più incisivo?” Luca Mercalli in Prepariamoci (a vivere in un  mondo con meno risorse, meno energia, meno abbondanza...e forse più felicità) anticipava di almeno 8 anni una delle soluzioni venuta in soccorso allo shock pandemico del 2020. Il libro è a tutti gli effetti un manuale della post-crescita che elenca questa ed altre soluzioni all’esaurimento delle risorse naturali, petrolio in testa, e affronta la lotta al cambiamento climatico di cui Mercalli ha avuto modo di farsi promotore anche tramite i mass media.

Sono 7 le sfere di intervento da intraprendere in ambito collettivo: rifiuti, commercio e turismo, acqua, verde e agricoltura, cultura, trasporti, telecomunicazioni, rapporti amministrazione-cittadini. In 8 anni dalla stampa del libro, molte soluzioni proposte sono state raggiunte dalle normative europee ed italiane come nella riduzione e riciclaggio degli imballaggi, smaltimento dei rifiuti, mentre altri fronti mostrano il passo, come quello dei trasporti, filiere corte nell’agroalimentare, consumo di suolo.

La parte più diretta del libro di Mercalli è l’approccio allo stile di vita individuale, che si rifà alla piramide dei bisogni di Maslow e la distinzione fra bisogni, desideri e capricci di Giampaolo Fabris. Dalla coltivazione dell’orto all’installazione dei pannelli solari per l’autosufficienza energetica, da come consumare meno al modo di vivere in comunità, vi si trovano spunti per l’azione concreta e la riscoperta degli antichi saperi uniti alle nuove tecniche.

L’Italia potrebbe riformulare in una versione contemporanea il modo di vivere nel comune rinascimentale e riscoprire la cultura alpina al posto che imitare modelli alieni alla storia delle comunità locali e nazionale basati sullo spreco ed il consumo.

Libri citati

    • Pallante, Maurizio, and Alessandro Pertosa. Solo una decrescita felice (selettiva e governata) può salvarci. Edizioni Lindau, 2017.
    • Latouche, Serge. Per un'abbondanza frugale: Malintesi e controversie sulla decrescita. Bollati Boringhieri, 2012.
    • Mercalli, Luca. Prepariamoci. Chiarelettere, 2011.

  • Curo le rubriche a tema ambientale di bici.news e outdoorpassion.it. Seguo la parte tecnico-informatica di Outdoor Passion. Twitter: @emazangarini

Può interessarti