Incidente mortale sul versante francese del Monte Bianco

Di GIANCARLO COSTA ,

Monte Bianco versante francese
Monte Bianco versante francese

Un ventottenne francese è morto ieri sul versante francese del Monte Bianco. L'uomo - in tenuta da trailer e senza attrezzatura alpinistica, secondo il sindaco di Saint-Gervais, Jean-Marc Peillex - è precipitato nella zona della cresta delle Bosses. La stessa dove, lo scorso 17 agosto, è stato trovato in fondo a un crepaccio il corpo di un quarantaseienne di Lione. Risultava scomparso da Ferragosto e aveva affrontato l'ascesa alla vetta in tenuta leggera. La gendarmeria di Chamonix non ha ancora concluso le operazioni di identificazione. Martedì era morto un alpinista italiano, precipitato dal couloir del Gouter.

Il 17 agosto Peillex aveva disposto l'obbligo di un'attrezzatura alpinistica per raggiungere la vetta attraverso la via normale che passa dal rifugio Gouter.
“E' morto perché ha voluto superare degli alpinisti che procedevano lungo la traccia. Ha messo così i piedi sulla neve ghiacciata, scivolando su un pendio ripido, con un'inclinazione di 45-48 gradi. Senza attrezzatura alpinistica, non ha potuto fermarsi ed è precipitato". Così, in base alle testimonianze raccolte dai soccorritori, ha perso la vita sul Monte Bianco il ventottenne francese, residente in Bretagna. Lo spiega Stephan Bozon, comandante del Peloton de gendarmerie de haute montagne di Chamonix.

"Era vestito con abbigliamento leggero e con scarpe da trail, quindi non aveva scarponi da alpinismo, ramponi e tutta l'attrezzatura necessaria per l'ascensione, sottolinea Bozon. Il giovane è caduto "per 300 metri di dislivello, su una distanza di 400 metri, dal versante nord della Cresta delle Bosses".
Partito mercoledì sera da Les Houches, è arrivato con un amico fino al rifugio di Tete Rousse (3.167 metri). Poi, verso le 22, ha proseguito da solo alla volta della cima, raggiunta intorno alle 6. L'incidente è avvenuto durante la fase di discesa, verso le 7.15. La morte è stata dichiarata sul posto, dopo i vani tentativi di rianimazione. "Sono persone che vengono dal trail. Non conoscono la montagna e seguono l'esempio di atleti che invece possono permettersi certe imprese. Tutto ciò è sintomo di grande imprudenza e incoscienza", aggiunge Bozon.

  • Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006. Collaboratore della rivista ALP dal 2007 al 2010. Collaboratore del sito www.snowboardplanet.it nel 2007. Facebook: Giancarlo Costa

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