Sul Kangchenjunga vetta per Nives Meroi e Romano Benet, in cima anche lo spagnolo Soria e per il kazako Urubko

Di GIANCARLO COSTA ,

Kangchenjunga
Kangchenjunga

Sembra quasi facile la salita al Kangchenjunga, quota 8586 metri in Himalaya, terza montagna della terra in ordine di altezza. Ma così non è, anzi. Non tragga in inganno la successione di salite avvenute negli ultimi giorni, di cui si riesce a dar notizia grazie alla comunicazione lampo via internet. La salita di Marco Camandona, unico della spedizione valdostana a raggiungere la cima, era stata preceduta da quella della coppia di alpinisti tarvisiani Nives Meroi e Romano Benet nella giornata di sabato 17 maggio. La loro è una storia di vita, oltre che di alpinismo. Quello di sabato è stato il 12° ottomila salito senza l'uso di bombole con l'ossigeno artificiale, sempre insieme. Nel 2009 proprio su questa montagna, un malore di Romano Benet, che voleva che la moglie Nives continuasse visto che era ancora in corsa per il traguardo di essere la prima donna a scalare i 14 ottomila, li costrinse a fermarsi. L’impresa di per se, già di grande valore alpinistico, deve essere valutata anche tenendo conto anche del fatto che Romano Benet, negli ultimi anni è stato sottoposto a trapianto di midollo osseo e che era anche reduce di un intervento chirurgico per l’applicazione di una protesi all’anca. Erano ritornati sul “Kance” anche nel 2012, ma il loro tentativo si fermò prima della vetta. Da pochi giorni c'è l'hanno fatta, dimostrando una perseveranza e un affiatamento fuori dal comune, valori fondamentali per fare una cordata non solo in montagna. A questo punto per completare la collezione dei 14 ottomila mancano loro Annapurna e Makalu.

Vetta anche per lo spagnolo Carlos Soria

E sono 12 anche gli ottomila saliti da Carlos Soria, l’alpinista spagnolo di 75 anni che ha raggiunto la vetta del Kangchenjunga nella stessa giornata della salita di Marco Camandona.

Faceva parte della spedizione “ExpediciónBBVA”, composta oltre che da Soria, da Sito Carcavilla, Luis Miguel López e  Carlos Martínez. Per la salita hanno usato bombole ad ossigeno artificiale, come si può vedere nel filmato della spedizione.

Vetta per Denis Urubko dal versante nord del Kangchenjunga

Per l'alpinista kazako Denis Urubko la collezione degli ottomila non è più un problema, visto che nel 2009 aveva completato la salita dei 14 giganti della terra, nono alpinista ad averlo fatto senza usare bombole ad ossigeno artificiale. Ma le sfide evidentemente lo attraggono, quindi questa volta il 19 maggio è riuscito a salire la parete nord-ovest del Kangchenjunga, anzichè la via normale da sud, unico di una spedizione russa di 5 alpinisti. Ancora una grande realizzazione per l'autore del libro “Colpevole d'Alpinismo”, una vita d'avventuriero, spesso compagno di cordata di Simone Moro, che passa una parte dell'anno in Italia. Un vero personaggio del mondo dell'alpinismo.

  • Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006. Collaboratore della rivista ALP dal 2007 al 2010. Collaboratore del sito www.snowboardplanet.it nel 2007. Facebook: Giancarlo Costa

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