Monch Aletsch Glacier

L’amico Alex propone di iniziare le nostre vacanze con la salita di alcune cime nell’Oberland Bernese. Partiamo con le nostre compagne Stefania e Anna alla volta di Grindelwald dove arriviamo in serata.

Ceniamo con lo sguardo fisso sull’imponente parete nord dell’Eiger che all’imbrunire quando i suoi contorni iniziano a confondersi con il cielo sempre più scruro, sembra diventare ancora più imponente. A metà di questa imponente parete una luce fissa trapela dalla finestra belvedere della galleria che attraversa il cuore della montagna.

Al mattino prendiamo la prima corsa del trenino a cremagliera che nell’arco della giornata scaricherà centinaia di turisti sul Jungfraujoch sul ghiacciaio Aletsch, il più esteso d’Europa, dopo aver attraversato per 9 km l’Eiger ed il Monch, salendo per 1.400 metri di dislivello.

Il costo del biglietto corrisponde quasi a quello di un viaggio aereo, ben 176 franchi svizzeri, ma pensare al lavoro per realizzare una simile galleria, si può giustificare.

Tantissimi turisti che arrivano sul ghiacciaio a quota 3.500 metri sono giapponesi, abbigliati nei modi più impensabili; braghette corte e ciabatte infradito, t-shirts e spadrillas , come se fossero “saliti” in viale Ceccarini a Riccione.

I casi sono due: la loro termoregolazione corporea è diversa dalla mia, oppure sono degli sprovveduti.

Dopo aver fatto un breve avvicinamento salendo dul tratto di ghiacciaio battuto che conduce al rifugio Mönchsjochhütte (quota 3.658) arriviamo ai piedi del Mönch.

Lasciamo tutto il materiale superfluo e iniziamo la salita, dapprima su un tratto roccoso e friabile che ben presto troviamo ricoperto da neve.

L’ondata di caldo che ha caratterizzato l’estate ha prodotto cambiamenti importanti anche a queste quote.

La lunga cresta che conduce alla cima è diventata veramente “stretta” e fortunatamente non incrociamo nessuno che procede in senso contrario, sia in salita che in discesa.

Saliamo abbastanza spediti mentre appaiono le prime nuvole che rinfrescano una giornata ancora molto calda.

All’arrivo a quota 4107 metri “le point de vue” è magnifico, siamo fra l’Eiger e la Jungfrau e le nuvole un po’ sopra e un po’ sotto non ti permettono di vedere dove finiscono le scoscese pareti verticali ricoperte di neve sulle quali siamo appoggiati, quasi a levitare.

Le sensazioni di piacere e di intensa tranquillità interiore che provi in questi momenti, non sono descrivibili, o le provi oppure non si possono nemmeno immaginabili.

La discesa è ancora più suggestiva. Sono legato con Stefania che mi precede, e queste sono le uniche occasioni che ho per tenere “al guinzaglio con una corda” mia moglie. La traccia sul crinale è molto stretta; procede molto cautamente, timorosa di “ramponarsi” i pantaloni e perdere l’equilibrio.

Per alcuni minuti non si parla neanche, muti, poi appena la traccia si allarga ritorna anche la favella. Quando manca poco ad arrivare alla base, dove avevamo lasciato il materiale in eccedenza, inizia a piovere misto neve.

Dopo qualche decina di minuti siamo però al coperto al rifugio Mönchsjochhütte, dove non ci facciamo alcune birre. Constatiamo infatti che il costo di un boccale da mezzo litro di birra equivale al costo di una bottiglietta d’acqua da 500 cl.; non c’è paragone quindi proseguiamo a birra .

Qui trascorreremo la notte e il giorno successivo proveremo la salita alla Jungfrau.

Di Roberto Mattioli

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.